curiosità stroriche padovane  1°

SARCASTICI DETTI POPOLARI

Un fatto che si ripete frequentemente dà quasi sempre origine a una massima o ad un proverbio. Tutte le lingue, tutti i dialetti ne hanno. Si dice che i proverbi sono la sapienza dei popoli. Questa affermazione e un po' campata in aria, perche molte volte si trovano dei proverbi che si contraddicono l'un altro.

In realtà, più che la sapienza, il proverbio illumina gli stati d 'animo del popolo, la sua interpretazione della vita e degli avvenimenti.

I padovani, che in fondo sono miti e pazienti, manifestano in alcuni detti una grande amarezza, un concetto pessimistico dei rapporti umani che si traduce in frasi sarcastiche, in qualche caso addirittura terribili. come: «Fradei cortei». Le !liti più o meno gravi non soltanto tra fratelli, rna anche fra congiunti sono abbastanza frequenti. Non si arriva spesso ai (coltelli II. rna sfogliando i giornali ci si convince che purtroppo si può giungere al sangue, e in maniera gravissima, anche per motivi di solo interesse materiale.

Certo quelli che sono più. vicini ed hanno maggiori vincoli fra loro, non soltanto affettivi, ma arche economici, possono avere più. frequenti cause di litigio. E' più probabile che uno abbia occasione di urtarsi con un confinante, con un condomino o con un coinquilino piuttosto che con un eschimese o un australiano.

Il rimedio sarebbe la pazienza, I'equa valutazione anche dei diritti altrui, e soprattutto il freno alla lingua. Pare impossibile a quali eccessi possa essere spinto un uomo da una sola parola che lo punge, o lo sferza,
o lo umilia.

Un'altra frase meno tremenda e tuttavia amarissima, perche sottolinea l'egoismo e I'ingratitudine, e la seguente: «Che vaga ben la me tela e che crepa chi che la fila». Vada bene la mia tela (vadano bene gli affari miei) e crepi pure chi La fila o Pita filata (cioè chi mi ha procurato quel che mi giova).

Purtroppo e vero che slamo più. propensi a incassare che a pagare. Si danno casi di uomini che ribevono grandi benefici e non ricordano neppure con una parola gentile chi li ha aiutati e messi in piedi.

Talora, come pub accadere nei rapporti umani, può darsi che a un benefica sia seguito da parte del benefattore qualche atto o decisione non gradita al beneficato.

Basta allora. Tutto il bene sparisce in un istante, e non rimane che l'astio e perfino il livore per la cosa non gradita, unica che si ricorda vivamente, dimenticando tutto il resto, anche se proporzionalmente il bene e stato più grande assai del male.

Perfino la religione pub servire di schermo per la ingratitudine. «il Signore gliene renderà merito» e una bellissima frase, purché non significhi: «La partita fra noi e chiusa. io me ne lavo le mani ». In questo caso il Signore diventa una specie di «alibi». D'altra parte se si fa del bene non bisognerebbe porsi alcuno scopo, ma compiere il bene come fine a se stesso, senza pensare a ricompensa ne terreste ne celeste.

Questo peri dovrebbe pensarlo chi fa il bene, non chi lo riceve. «La carta ciapa su tuto». La carta riceve qualunque parola vi si scriva sopra. Si fa presto a scrivere belle parole, che non corrispondono al sincero sentimento di chi scrive. La frase e più scettica che sarcastica. Strano e che slamo tanto facili a ;credere--. ai complimenti anche se esagerati. Le ragioni sono due: che in fondo, o non tanto in fondo, abbiamo un'alta considerazione di noi stessi e ci vogliamo un gran bene; e poi che la vanità ci rende gradite anche le Iodi che non slamo proprio sicuri di meritare.

«El pesse grando magna el pesse picolo» II forteschiaccia il debole. Antico detto efficacissimo, che riassume millenni di miserie e di ingiustizie Subite dalla povera gente. Non sono cent 'anni che il contadino viveva nelle capanne, chiamate « casoni », (ne esistevano ancora in questo dopo-guerra), e la pellagra era abbastanza diffusa fino alle porte di Padova per mancanza di soldi da comprare il sale, sicché la polenta ne era priva.

E' una legge crudele, ma necessaria, della natura che il forte opprima e divori il più debole. Ma e giusto che I'uomo, unico essere dotato d'intelligenza, se non vuol esser pari alle bestie, corregga questa legge, che occorre per i bruti, ma e cattiva e dannosa per gli uomini.

Una società, dove Ie distanze fra cittadini sono minori, e più tranquilla e solida. Ma intendiamoci: la giustizia si può fare in due modi, cioè tirando giù chi sta su, o tirando su chi sta giu. Dovrebbe esser preferibile il secondo. Meglio che I'operaio sia vestito e vada in «macchina » come ]'ingegnere, piuttosto che siano vestiti
male e vadano a piedi tutt'e due.

Certo che se non si può raggiungere il primo modo, chi e calpestato si augura il secondo, dicendo amaramente: Meglio star male o mediocremente tutti, piuttosto che alcuni troppo bene e altri (la maggioranza) troppo male.

La povertà può anche essere bella, rna purché sia accettata con rassegnazione o scelta volontariamente, non quando è imposta come una catena o un marchio.

« Fidite» gera un bon orno, rna «No fidarte» gera megio» (Fidati)  era un buon uomo, ma « Non fidarti»
era meglio.

Strano modo di esprimersi. « Fidati » e « Non fidarti » sono personificati, come in una commedia. Ancora pochi decenni or sono era assai diffusa nei negozi, soprattutto nelle osterie, una stampa a colori divisa in due parti.

In un settore si vedeva una bottega con una cassaforte aperta, piena di monete d 'oro e vicino ad essa un bottegaio bello, grasso, sorridente, con un grembiule bianchissimo.

Sui muro della bottega era scritto: «io vendevo per contanti». Nell'altro settore c'era un'altra bottega pure con una cassaforte, rna piena di ragnatele enormi e di ragni enormi invece di monete d 'oro. II bottegaio poi era brutto, macilento melanconico, col grembiule sporco. Sul muro era scritto: io vendevo a credito.

In fondo, questi doppi quadri erano I'illustrazione della frase che abbiamo citato prima.

Possiamo pero constatare che assieme col progresso tecnico, negli ultimi cent'anni, sono senza dubbio migliorate le condizioni del popolo. Malgrado le guerre, malgrado le vicende politiche, e innegabile che non soltanto materialmente, rna anche e sopratutto moralmente la dignità delle categorie più umili e cresciuta. La diffusione delle scuole, della stampa, della radio. della televisione. del cinema hanno elevato il livello culturale, anche se in certi casi disordinatamente.

Auguriamoci e speriamo che questa processo evolutivo continui, finche un giorno il fondo di amarezza che notammo nel popolo attraverso alcune tipiche frasi prese come saggio, si attenui per dar luogo ad una maggiore serenità e fiducia verso se e verso gli altri.

 

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Ignazio Sommer (Merzio)